Sono una donna di colore...
Nel mio paese, immerso nel verde delle colline del nord, le famigliole la domenica vanno a messa su carretti trainati da cavalli già stanchi dopo il lungo e faticoso lavoro settimanale.
Le donne, col capo coperto da fazzoletti allacciati sotto il mento, stanno per la maggior parte della funzione in chiesa in ginocchio mentre gli uomini stanno comodamente seduti. Noi donne non possiamo salire verso l’altare né entrare in chiesa in “quei” giorni del mese. Le nostre case sono quasi tutte uguali, spesso senza acqua corrente all’interno e con un pozzo comune in mezzo ad un giardino pieno di fiori. Il bagno dentro le mura è una rarità per cui, sfidando le stagioni, dobbiamo sempre farci una passeggiata verso la baracca nel prato. I nostri bambini non giocano alla play station ma con dei palloncini colorati gonfiati lì per lì o, spesso, in sella a biciclette senza freni... ci pensano le strade sterrate e piene di buche a fermarli.
Anche la carriola è un altro mezzo di trasporto che va per la maggiore tra loro; quanti sorrisi sdentati incontrano le loro madri quando, con le borse cariche di prodotti dell’orto, tornano a casa sfinite. Magari per tutta la giornata hanno posato in ginocchio il pavé per santificare il viale che porta alla chiesa sotto la direzione di un uomo che sovraintende al lavoro.
È una vita dura quella delle donne nel mio paese. Quando, poche volte, mi è capitata tra le mani una rivista di moda e bellezza, beh... i miei sogni hanno preso il volo. Donne sempre splendidamente vestite, truccate e soprattutto sorridenti. Ecco, anch’io voglio essere così come se fossi sulla copertina di quel magazine.
E poi sì, mi sono innamorata e finalmente potrò rincorrere quel sogno. Lui mi ha detto che mi porterà via da qui.
Sono una donna di colore...
Nel mio villaggio non piove quasi mai. Il caldo torrido è il compagno delle nostre giornate. Ma è vero... ci siamo abituati. Tutto intorno è secco e le nostre case sono di paglia coi pavimenti forniti direttamente da madre terra. L’orto non sappiamo cosa sia o meglio quel poco che vi cresce ha lo stesso colore della terra dove è stato piantato. Portiamo al “pascolo” animali la cui ombra è spesso più grassa di loro stessi. I nostri bambini giocano alla caccia con frecce costruite con gli arbusti secchi e corrono, corrono a piedi nudi sulle crepe del terreno. Le donne anche qui tornano verso casa esauste con contenitori pieni di acqua sopra il capo dopo aver percorso chilometri per trovare una pozza. “Rivista” è un vocabolo sconosciuto ma di notte i sogni realizzano, seppur per poco, i miei desideri.
E poi sì, anche io mi sono innamorata e finalmente darò corpo ai miei sogni. Anche io me ne vado da qui insieme a lui.
Il frastuono delle auto, i grattacieli che si stagliano verso l’alto in un azzurro opaco, la gente che corre come se di continuo scappasse da qualcosa... è la frenesia della grande città. Sì, il mio fidanzato mi ama proprio, mi ha portato qui dove tutto pungola la mia curiosità.
Finalmente mi sento viva ed ho il cuore pieno d’amore. Qui la mia vita ha un nuovo inizio. Anche io amo il mio uomo. Lo amo, questo è sicuro. Il nostro viaggio verso nord è stato periglioso ma insieme a lui andrei in capo al mondo. Lo voglio conquistare questo mondo, voglio assaporarne ogni attimo, coglierne le sfumature.
Siamo donne di colore.
Tutte e due lavoriamo nello stesso posto. Indossiamo vestiti “alla moda”, scarpe con tacco dodici, siamo sempre truccate e pettinate, facciamo sempre il turno di notte. Abbiamo borsette piene e portafogli sempre vuoti. Siamo entrambe affabili e “a comando” gentili con tutti. Ma siamo perfette sconosciute. Non abbiamo documenti.
Sulla nostra pelle portiamo i segni del nostro lavoro. Su una di noi si vedono meglio, sull’altra un po’ meno ma vi assicuro che ci sono. All’inferno non contano il colore della pelle, il colore dei sogni e dei ricordi, tutto viene bruciato senza distinzione alcuna. Anche l’amore.
Mi chiamo Rodìca, vengo dai paesi dell’est e... sono di colore bianco.
Mi chiamo Juba, vengo dall’Africa e... sono di colore nero.
Siamo qui ora insieme, mano nella mano, per sommare il nostro coraggio; in due è più facile.
L’uomo che ci sta davanti non vuole da noi altro che parole, solo parole per stendere una denuncia. Aprirà la porta alla libertà. Quella vera.
Il cuore acciaccato più del nostro corpo, ci hanno piegato, umiliato, han fatto di noi fogli accartocciati ma il coraggio no, quello non lo abbiamo perso mai, fosse anche solo per rivedere quel cielo azzurro opaco, quei bimbi sulle carriole o quelli che corrono a piedi nudi sulla terra arsa dal sole.