Il film, prodotto da "
Effetto Cinema" di Rogno, ha preso ispirazione sia dall'omonimo libro del giovane
scrittore camuno e sia dal monologo di Emanuele Turelli dal titolo "Gleno, 1 dicembre 1923", narrando la grande e poco conosciuta tragedia della diga del Gleno, nella vicina Val di Scalve. La famiglia Viganò, di matrice industriale e milanese, aveva iniziato nel 1917 a costruire la diga sotto il Monte Gleno a 1500 metri d'altezza. Alle 7.15 del 1 dicembre 1923 avvenne quanto previsto: si aprì una breccia assassina al centro dell'imponente manufatto, edificato in maniera insensata e dolosa per qualità di progetto, materiali scadenti e controlli inesistenti. Il bacino della diga fu infatti portato a pieno regime (6 milioni di metri cubi d'acqua) il giorno prima crollando poi alle prime luci del mattino seguente, provocando 500 vittime e facendo arrivare la più completa distruzione attraverso la Via Mala fino al Lago d'Iseo. Una tragedia annunciata, avvenuta a distanza di oltre novant'anni ed ancora viva se vista nell'attuale contesto politico e sociale dei lavori pubblici e privati. Il film, di stampo amatoriale come ama definirlo il regista, si presenta come una ricostruzione fedele di quel periodo storico per ambientazioni e scene attraverso il racconto romanzato sospeso tra una struggente storia d'amore dell'epoca e la diffusa consapevolezza locale verso un'opera "pericolosa" per l'intero territorio circostante. Dirigendo attori non professionisti con sensibilità e professionalità, oltre alle faticose attività cinematografiche di contorno, va dato merito al regista e sceneggiatore
Tiziano Felappi di aver creato uno storico documento visivo dal sicuro impatto emotivo che resterà nel tempo come monito e memoria verso le nuove generazioni. La colonna sonora del film è stata inoltre composta appositamente per il progetto cinematografico, ad eccezione del brano "Gleno" scritto e cantato dal cantautore bergamasco Tiziano Incani (Il Bepi).