"Burtulinaaa…"
"Sììì… Che c'è Bernardo?"
"Posso seraa su il portone? O c'è fuori ancora
qualcuno dei tuoi?"
"Bravo Bernardo, volevo giusto dirtelo io:
lascialo su il catenaccio, che c'è ancora fuori il mio Venanzio; l'è su in
Chiesa col Don Pinotti a montare la Macchina del Triduo e farà tardi anche
stanotte, poverino! La Maria e la Ersilia, invece, è già da un bel po' di tempo
che sono dentro, loro! Son tanto brave le mé pine: finito il rosario son subito
a casa, altro che andare a spasso: mi ci mancherebbe anche quella, neh! Hanno
tutte e due i loro bravi corredi ancora da finire, loro: figuriamoci!… Tu sai
come l'è la storia: sono andate a prendersi due morosi, l'uno più pettafuoco
dell'altro! Pensa te che il Tiberio, il moroso della Ersilia - quello bravo,
tanto per intenderci, che lavora in Svizzera e che guadagna proprio bene - ha
scritto giusto oggi e l'ha detto chiaro e tondo che luiii… corredo o non
corredo, per fine anno se la vuole sposare - la Ersilia: che non ne può proprio
più, poverino! E, anche se i suoi non vogliono darci niente di niente, luiii… i
suoi bravi soldini per due stanzine, il mobilio e due bei materassi di lana da
dodici chili, ce li ha già lì, belli e pronti!"
"Ma che bravo il Tiberio! Te sé stada prope
fürtünada, Burtulina ad averci trovato un brao pì compagn alla tua Ersilia. E
la Maria, invece???"
" Ahhh… la Maria, poverina, non è mica stata
proprio un gran che fortunata, lei! L'è mica andata a prendersi quel balander
di un Peppino? Sììì… proprio lui, quello di Incima a Borno. Aaah… i suoi… per
l' amor del Cielo, gran brava gente nehh! Ma lui, Signur, cosa vuoi che ti
dica? Non mi finisce proprio di piacere. Sìì pota, a volerla dire tutta, a me
'l me par prope un gran lingera. Pensa te che l'è andato a comperarsi una moto
che spaventa e così, adesso, fin che non l'ha pagata tutta, ti saluto
matrimonio!"
"Ma pensa te quel che mi dici Burtulina; però te
adesso non stare lì a fasciarti sù la testa prima del tempo; guarda che a
volte, col tempo, quei lingera lì, poi ti vengono fuori anche meglio degli
altri nehh!!… Va bè, Burtulina, adesso mochiamola qui. Io ti do la tua brava
buona notte e ti raccomando di pensarci tu a dire al Venanzio di tirare giù il
catenaccio, che il Portico l'è meglio lasciarlo chiuso giù, di notte. Buona
Notte"!
"Buona Notte anche a te, Bernardo".
"Postaaaa… Postinaaa… Postaaaa… dai, che l'è
arrivata la Cartolina Rosa per il Venanzio!"
A quel richiamo, giù tutti nel Portico, per sapere le
novità di stè bella cartolina del Venanzio.
Nonno Basilio già sproloquia: "Tela qui, porca di
quela putana. L'è arrivata a tradimento come i temporali d'estate; quelli che
quando il fieno l'è già lì bello e pronto per tirarlo dentro, ti vengono giù
all'improvviso, così che il fieno si bagna tutto, patisce e va tutto a putane
anche lui!! Maledetti i temporali traditori e stramaledetta stà schifusa de 'na
cartulina rosa!"
Sorelle, cugini, zii e nonni… Tutti lì, nel Portico,
per saperne di più su questa cartolina: e precisamente "Quando, Dove e
Perché?"
"Lo volete proprio sapere?" esclama il
Venanzio per metà orgoglioso e per l'altra metà spaventato. "Quando?
Martedì sera puntuale a Cuneo, Caserma San Rocco. Dove? Subito dopo in Val
d'Aosta sul fronte Francese! Perchééé? Ma perché quel furbone di Benito ha
dichiarato guerra alla Francia". "A chiii?" chiede nonno
Battista… "alla Francia???" "Sissignori, proprio a quella lì,
alla Francia"! "Ah beeh, alura… quand l'è così, siam proprio in
merda!!!"
Dopo quelle della madre di Venanzio, il Portico
raccolse altre lacrime, quando partirono Francesco, figlio dello zio Michel; e
Piero, figlio dello zio Giuseppe, quello morto sull' Ortigara; e poi (chiamati
a stretto giro di posta - che l'Esercito ce n'aveva un gran bisogno) anche il
Tiberio e il Peppino che così lasciarono a casa: uno, la morosa ancora da
sposare e, l'altro, tutte le cambiali della moto ancora da pagare.
Francesco finì in Etiopia, con il Duca D'Aosta, a
coprirsi di gloria sull'Amba Alagi; Piero fu spedito in una bellissima isola
della Grecia che si chiama Cefalonia e dove, tutto sommato la vita del soldato
sembrava persin bella… sembrava! Venanzio, liquidata via la Francia in quattro e
quattrotto si ritrovò - senza neanche accorgersene - in Russia con la
Tridentina e, guarda un po' che fortuna, in compagnia dell'amico e futuro
cognato Peppino. Tiberio invece, coi suoi vecchi scarponi, andò con la Folgore
sopra le dune del deserto infinito, in quel gran bel posto al sole che tutti ci
invidiavano, che è la Libia.
E furono cinque lunghi, lunghi, lunghi, anni.
Cinque anni in cui, il Portico si confermò essere il
fulcro della vita sociale di queste famiglie che cercavano di mantenere i ritmi
e gli appuntamenti della vita (in quel Portico) sempre uguali a prima, sempre
quelli, solo molto, ma molto più lunghi e più intrisi di sentimenti più o meno
mascherati, nel limbo di una vita sospesa tra un mese di Maggio - il Mese della
Madonna - con i suoi 31 giorni benedetti con Rosari e Processioni; un'estate,
con il suo bravo lavoro del fieno, poi della zappatura e redenatura delle
patate; e poi una vendemmia; e il vino, le castagne, un qualche magro maialetto
di contrabbando da far su in fretta (per non pagare il dazio a quei lader del
cum?) e, infine, un Santo Natale….
Ma che triste Natale quello del '41, sapendo che i
poveri Peppino e Venanzio se ne stavano in Russia, con tutto quel freddo e
senza neanche le mutande di lana!!
Cinque anni sono lunghi, molto lunghi, troppo lunghi!
Lunghi anche per gente piena di Coraggio e di semplice, ma granitica Fede.
Perché a poco sarebbero serviti Coraggio e Fede, se non ci fosse stato anche
quel meraviglioso insostituibile toccasana del cuore umano che è il Conforto
miracoloso degli Amici, dei Parenti e dei Vicini: e dove, se non nel Portico,
poteva avverarsi questo miracolo quotidiano della reciproca consolazione?
La Liturgia che si rappresentava era pressappoco
questa: lettura pubblica e un po' maliziosa di tutte le lettere in partenza.
Lettura quasi religiosa delle poche, pochissime lettere in arrivo. E il Portico
respirava il silenzio di tutti gli eventi che in fondo al cuore erano già
scritti, ma che non si volevano credere avvenuti, fino a quando non fossero stati
pronunciati.
"Sentite qua cosa mi scrive il mio Peppino dal
Don, che non è mica un prete neh!, ma l'è un fiume. Dice che lì va tutto a
gonfie vele; che la gente gli vuole un gran bene ai nostri Alpini e che
Venanzio l'hanno fatto Caporalmaggiore e a lui, al mio Peppino, ci hanno dato
persino una bella medaglia e che adesso tutti lo rispettano come se fosse un
Ufficiale, insomma neh… l'è diventato un Eroe! E poi dice che quando torna,
appena che i Russi si arrendono, vuol metter su una bella officina; si
ricompera la moto che l'altra gliel'hanno portata via, per il fatto che non ha
pagato le cambiali (che come poteva fare a pagarle, poverino, se stava in
Russia?) e che poi subito dopo ci sposiamo, che sarebbe anche ora. Contenta
adesso Mammaaaa….? Pensare che Voi ci avete sempre dato così poco credito al
mio Peppino: avete sempre detto che l'era un Balander! Altro che Balander!!…
Avercene di Balander compagn!!!"
Sul Portico, la notte, si chiudevano le porte e si
spegnevano le deboli luci, quasi a far posto alla personale discrezione dei
sentimenti; nel portico si festeggiavano le Buone notizie come quelle di
Tiberio e Francesco che, prigionieri di Americani ed Inglesi, annunciavano il
loro prossimo ritorno. E nel portico avvenivano i miracoli più belli, come
quando Peppino, senza dir niente a nessuno, capitò li - nel portico - una sera
di Maggio: magro da far paura e con due occhi un po' da matto, ma la sua Maria
non si scoraggiò: "Adesso, prima di tutto, ci penso io a tirarti fuori
come nuovo; poi ci sposiamo, che il corredo l'è bell'e pronto e poi, guarda, se
la vuoi ancora la moto, te la lascio proprio comperare, che te la sei meritata,
cara la mia stelassa!" E il futuro ritorna a vivere, in quel portico,
proprio come il fiore tenace che continua a nascere nei posti più impensati.
Poi arrivò la notizia così-così, che dava Venanzio
"disperso in Russia". La Ersilia rassicurava mamma Burtulina:
"Neh, mamma, l'è proprio mica il caso che stiate a preoccuparVi; la
faccenda l'è tanto chiara! Se l'è disperso vuol dire che non è mica morto, ma
che si è solo perso e se si è perso, qualcuno presto o tardi lo troverà, così
un bel giorno ci ritorna a casa, proprio da quel portone lì e ci faremo una
gran festa, neh mammaaa?"
Nel Portico si pianse tutti quando i Carabinieri
vennero a comunicare alla mamma di Piero che suo figlio era caduto a Cefalonia
sul campo dell'Onore. "Sì, sì… con onore… certo, sicuro come il suo povero
babbo". E lei lo sapeva bene come si muore con onore in guerra. Il suo
Giuseppe morì così, il 10 giugno del '17, sull'Ortigara, alla prima ondata,
appena che gli ufficiali avevano urlato l'ordine: "Giù i parapetti…
all'assalto!!!" Le mitraglie tedesche non ne lasciarono in piedi neppure
uno!! Piero le nacque tre mesi dopo e lei se lo tirò su da sola, diritto come
un fuso e buono come il pane… ed ora le dicevano che anche lui era morto con
onore sulla bandiera!! … ma di quale onore e di quale bandiera stavano
parlando?
"Ma se il mio Piero mi ha sempre scritto che di
nemici lì, a Cefalonia, non ne aveva mai vista nemmeno l'ombra?!… Ma chi gli ha
sparato, al mio Piero?"
Questo nella lettera non c'era scritto e i carabinieri
non ebbero cuore di dirglielo.
Tre giorni dopo la trovarono morta nel suo letto con
in mano le foto di due bei giovanotti; il marito, morto 27 anni prima
sull'Ortigara e quella dell'unico figlio, morto 27 anni dopo a Cefalonia.
Adesso non aveva proprio più nessuno! Perché vivere?
"Meglio andarli a trovare subito" avrà
pensato.
E la guerra finì.
Poi vennero il Progresso e la Modernità. Prima la
radio, poi il giradischi, poi la televisione e così il Portico diventò sempre
meno frequentato. Buono per metterci le biciclette, poi la Vespa e poi le
macchine. Pian, piano, tutte le famiglie più giovani se ne andarono via,
lasciando nel Portico solo i Vecchi a contarsela su e a ricordare quanto erano
belli i tempi di una volta, quando il Portico era sempre pieno di bambini e si
diceva su il Rosario, tutti insieme. Oggi, ciascuno se ne sta a casa sua:
bella, comoda, con i caloriferi, il telefono e quell'accidenti di computer, ma…
la gente, oggi, con chi parla?
"Questo è il progresso, caro mio" mi dice
uno che la sa lunga ed io non posso che dargli ragione.
Sono convinto anch'io che fare la pipì in casa,
d'inverno, con il calorifero bollente che ti scalda sia il lato A che il lato
B, è sicuramente più piacevole che farla nel vecchio gabbiotto in fondo al
Portico, quando si doveva farla in gran fretta se non volevi ritrovarti come un
ghiacciolo. Benedette siano le moderne comodità! Ma, se fare la pipì al caldo è
una sicura delizia, è altrettanto vero che anche lo scaldarsi il cuore con le
persone che ci vogliono bene è una delizia ancora più preziosa. Perché
privarcene allora? Le due cose non si escludono affatto l'una con l'altra,
anzi… Anzi, sono convinto che un po' di televisione in meno e un po' di Portico
in più, ci farebbero più che bene: un gran bene al nostro equilibrio di mente e
un gran bene al nostro equilibrio di Cuore e di Anima, un gran bene al tempo
che impiegheremmo per dire, a quelli che amiamo… che li amiamo!!!
Ma il portico, allora, perché è sparito???
Sparito!!! Sparito come la neve d'inverno sui prati
del Galina. Anche il Portico di mamma Burtulina ha chiuso il catenaccio da
tanto tempo. E pensare che fino all' ultimo, tutte le sante sere ripeteva al
cognato Bernardo la stessa preghiera: "Ti raccomando neh, Bernardo,
lascialo aperto il portone, che il mio Venanzio potrebbe tornare da un momento
all'altro e voglio che la trovi aperta la casa: poer pì a lù". E il
cognato Bernardo, fedele e costante negli anni le rispondeva. "Ma certo,
Burtulina, sicuro che la lasciamo aperta la casa: con un pì fuori, mica lo si
può chiudere, il portico. Adesso, però, tu va a dormire, Burtulina… e dormi su
bene"!
Questo fino a quando il destino non decise che fosse
l'ora per mamma Burtulina di andarlo a trovare lei, di persona, il suo
Venanzio.
Così, con tutti questi catenacci tirati giù per
sempre, uno dopo l'altro, si sono chiuse dietro ai portoni anche le storie
belle e brutte che ormai solo il portico ricorda.
Una bella notte che ero fuori in scorlanda, il
Porticone più vecchio, quello che di storie ne aveva viste proprio tante, si è
lasciato andare un po' fuori e mi ha detto: "Vedi, caro, io - per me - ci
starei anche a raccontarti qualche storia, ma la gente, poi, dici che ne
avrebbe tempo e voglia per ascoltarla?"
"Senti qua, caro Porticone, non offenderti se te
lo dico proprio sul mostaccio, ma per quel che ne so io è meglio, credimi, se
ve ne state zitti, zitti e ben serrati! Le cose troppo belle sono per
intenditori: tu pensi che ce ne siano ancora??!!"
"Mi sa che hai proprio ragione tu, amico mio!
Comunque grazie e... buona notte"!
Il fatto è, comunque, che a me rimane sempre una gran
voglia di andarli a trovare 'sti Porticacci sgangherati.
Così, certe sere, quando il paese dorme (o si diverte
da morire davanti alla televisione) io, da bravo Bastian contrario, non resisto
alla tentazione: me ne esco di casa e vado in giro per strade, stradine e
tresendelli a far visita ai miei cari amici Portec. Del resto li conosco tutti,
ad uno ad uno, come le mie tasche: noi chierichetti stavamo lì, nel portico,
intanto che don Ernesto saliva in qualche cameretta a portare il viatico a
qualcuno che, senza farne su tante, aveva deciso che per lui era giunta l'ora
di andarsene. Così ci torno, dietro a quei portoni e mi metto a spiarci dentro,
ma quel che vedo ora sono antiche fontane asciutte e malandate; scale di legno
squinternate; poggiolini indeboliti che non reggerebbero nemmeno un passero e
rigogliose foreste di ortiche che hanno rubato tutto il sole e lo spazio agli
orticelli ed ai vasi di gerani… e allora mi viene la goccia al naso e così tiro
su di brutto, bisognoso d'aria fresca e mi sembra di sentire ancora quel
profumo di biscotti, spongadine e bosolà caldi di forno che una mamma, una zia
o una figlia di casa ci veniva a portare in quei momenti tristi, ma condivisi,
quasi per ringraziarci di essere lì, con loro, e per farci sentire amabilmente
di Famiglia.
Sì,
proprio di Famiglia, perché il Portico era il Cuore vivo della Famiglia.