Una strana forza mi guidava su e giù dai sentieri, ogni secondo che passava svaniva in un mare di eternità, tra quei rami alti e tesi e le foglie e gli aghi di pino, il profumo della terra. Tutto m'incantava. Era come trovarsi in uno spettacolo senza tempo, cullata da un mistero invitante e sempre diverso, fatto per essere vissuto, non svelato.
Ad un certo punto smisi di camminare. Mi trovavo sola nel cuore di un bosco che poteva benissimo appartenere ad una pianura come ad una montagna, poco importava, in quel momento, la collocazione geografica. M'interessava solo sentire quel pulsante silenzio apparente, che in realtà era lo spartito della sinfonia più splendida che la natura potesse scrivere, fuori e dentro di me; ad occhi chiusi la mente si apriva alla fantasia creando un film di associazioni mentali assurde, diretto dalla colonna sonora del posto: folletti che sbriciolavano le foglie per creare nuova terra, lo scoppiettare del fuoco dei fucili, nella seconda guerra mondiale, l'ululare del vento, come un lupo, sopra le mie spalle.
È facile perdersi nella realtà di un sogno e in qualche modo ritrovarsi poco più in là, ristorata, rivestita e purificata dalla comunione tra uomo e natura. Ora sono pronta, di nuovo, ad essere me stessa, all'alba e al tramonto di questa storia. Ritorno al caos, al tempo lineare di tutti i giorni, al caffè, alle ore di studio e lavoro, consapevole di possedere un misterioso frammento di vita regalatami dallo Spirito Silvestre, eterno abitante dei boschi.