“Un’emerita fandonia” di Thais Aquini - Bornoincontra

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“Un’emerita fandonia” di Thais Aquini

Premio Letterario
“Un’emerita fandonia” di Thais Aquini
Menzione Speciale della Giuria “Istituto Bonafini Lab”
e Premio Speciale del Pubblico – Edizione 2021

 
 
 
Finalmente. Dopo tre mesi di attesa ero finalmente giunto davanti alla Scuola Media. Ero sia emozionato che in parte terrorizzato. Mi ero trasferito e non conoscevo nessuno. Questa situazione, forse, mi sarebbe tornata comoda. Una lunga scalinata in pietra portava direttamente ad un grande portone in vetro. Salgo le scale velocemente. Volevo sbirciare cosa ci fosse all’interno. Un po' affannato raggiungo la sommità, maledicendo ogni libro che avevo infilato dentro la cartella, giusto “per precauzione”. Attraverso il vetro vedo un lungo corridoio con parecchie porte gialle sui lati. “Quelle sono le classi…” penso. Tiro fuori dalla tasca il mio cellulare e digito velocemente un “Ciao papà, torno con il pulmino.” Successivamente lo infilo in tasca ed il mio sguardo cade sul mio paio di scarpe. Sono le più rovinate che ho, ma servono per mimetizzarmi. Nel mio paese natale ero conosciuto come “Il ragazzino ricco”, ma avendo traslocato in una città, ho intenzione di cogliere la palla al balzo. Là avevo soltanto “amici” che si sentivano, diciamo, privilegiati a starmi vicino. Ed è per questo che ho deciso di recitare la parte del ragazzo normale, così forse riuscirò a farmi dei veri amici. Suona la campanella, annunciando l’inizio delle lezioni. Tutti i ragazzi si girano di scatto verso la scalinata. Vedo due individui, uno alto e snello e l’altra bassa e mora, cominciare a correre, anzi, a volare su per le scale. Sono così affascinato dalla velocità che non mi accorgo nemmeno che il ragazzo è inciampato sull’ultimo scalino e mi è finito addosso. Chiedo perdono impacciatamente, ma lui si alza, mi porge la mano e con aria da “gentleman” esclama: “Lieto di conoscerti! Io sono Samuele e l’appena nota vincitrice è Giorgia!”. La ragazza annuisce e ci viene incontro. Stringo la mano a Samuele e mi presento: “Il mio nome è Leonardo e sono incantato di conoscerti!” Tutto il resto degli alunni ci sta raggiungendo e due professori ci aprono il portone con un immenso sorriso. Tutti i ragazzi vengono spartiti in varie classi e mi accorgo che siamo capitati tutti e tre nella stessa sezione. Forse potrebbero essere loro i miei primi veri amici. Ci accoglie un insegnante, e uno alla volta ci invita a presentarci. Tocca a me. “Buongiorno a tutti, io sono Leonardo e vengo… dalla campagna. I miei genitori prima erano contadini, ma non guadagnavano abbastanza, quindi ci siamo trasferiti in questa città.” racconto io. “Spero mi abbiano creduto…” penso. Grazie alle presentazioni scopro che Samuele è nato in una famiglia di sportivi, mentre a Giorgia piace particolarmente correre perché adora sentire il vento pettinarle i capelli. La professoressa ci anticipa che all’ultima ora ci sarà l’alza bandiera e finalmente arriva l’intervallo. Passo un po' di tempo con i miei due compagni e, dopo averli conosciuti, traggo la conclusione che sono veramente fantastici e divertenti. Rientriamo in classe e noto che il mio travestimento da campagnolo sta in piedi. Finalmente arriva il momento tanto atteso. Usciamo in cortile, al centro c’è una lunga asta. La celebrazione può cominciare! Una ragazza porge la bandiera italiana agli alpini, e cantiamo tutti insieme l’Inno Nazionale. Il canto finisce con un grande applauso e una sferzata di vento, che fa ondeggiare la bandiera. Finalmente, dopo molto tempo, sono felice. “Vieni anche tu con il pulmino?” mi chiede la voce acuta di Giorgia. “Certame…”. Mi blocco. Il mio sguardo è rivolto verso la strada, più precisamente verso una Maserati. “No. No, no”. Sto andando in panico. Vedo che anche loro la osservano incuriositi e poi vedo mia mamma che esce dalla macchina. Viene da me ed esclama: “Ciao Leo, com’è andato il tuo primo giorno di scuola? Ma… come ti sei conciato?”. Io sto per scoppiare in lacrime. Era tutto così perfetto… Corro in macchina e affondo la faccia nello zaino. Sono di nuovo senza amici. Il giorno dopo torno a scuola. Ciò che mi fa più male è l’incapacità nello scusarmi con Samuele e Giorgia. Le ore passano lente e quando giunge l’intervallo, vado a sedermi vicino ai tulipani del cortile. “Volevo solamente degli amici…” dico sospirando ai fiori. “Sai, l’unica cosa che conta è il vero te…” esclama… Giorgia?! “…e non importa se sei ricco o povero. Forse potevi fare a meno di raccontarci una bugia, ma …” aggiunge Samuele. “… sei sempre nostro amico!” completano insieme. Mi volto e li guardo sorpreso, mostrando loro il mio primo vero sorriso.
Motivazione della Giuria
Il primo giorno di lezione, Leonardo si presenta in classe con una bugia per nascondere la sua “problematica” agiatezza ma l’arrivo di una Maserati rovina il piano. Una storia genuina e reale, che coglie molto bene il tema giovanile della spasmodica ricerca di amici e del loro farsi accettare.
 
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